Orari: LUN-VEN
Contattami: 349 2607215
e-mail: info@francescorappoccio.it

Caregiver e difficoltà pratiche, emotive e relazionali

Caregiver e difficoltà pratiche, emotive e relazionali

Essere caregiver dei propri genitori è una delle esperienze più impegnative e emotivamente cariche che una persona possa affrontare. Questa responsabilità può comportare difficoltà pratiche, emotive e relazionali, oltre a sensi di colpa persistenti e stress significativo.

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) può fornire strumenti utili per gestire queste difficoltà, aiutando a riconoscere e affrontare i pensieri e le emozioni negative che possono emergere.

Difficoltà tipiche dei caregiver familiari

  1. Carico fisico ed emotivo
    Il caregiving comporta spesso attività quotidiane faticose, come l’assistenza nelle attività della vita quotidiana (alimentazione, igiene, mobilità) e la gestione delle esigenze mediche e logistiche. Questo può portare a stanchezza cronica, esaurimento e burnout.
  2. Conflitti di tempo
    I caregiver spesso si trovano a dover bilanciare le proprie responsabilità lavorative e familiari con l’assistenza ai genitori, con conseguente mancanza di tempo per se stessi e per la propria vita sociale.
  3. Cambiamento dei ruoli
    La dinamica genitore-figlio si inverte, creando uno squilibrio emotivo. La persona che un tempo era il sostegno principale diventa ora la persona da accudire, creando tensioni e difficoltà nell’accettare questo cambiamento di ruolo.
  4. Difficoltà finanziarie
    Le esigenze mediche e assistenziali dei genitori possono comportare spese significative, causando preoccupazioni economiche e stress aggiuntivo.
  5. Isolamento sociale
    Il caregiving può portare a una riduzione dei contatti sociali e a un senso di isolamento, poiché il tempo dedicato all’assistenza può limitare le occasioni per mantenere relazioni personali o per partecipare a attività sociali.
  6. Rabbia e frustrazione
    Anche se i caregiver spesso agiscono per amore e dovere, non è raro provare sentimenti di frustrazione, rabbia o risentimento. Questi sentimenti possono portare a sensi di colpa, soprattutto quando contrastano con il desiderio di prendersi cura dei propri genitori.

Sensi di colpa nel caregiving

Il senso di colpa è una delle emozioni più comuni tra i caregiver e può derivare da diverse fonti:

  1. Sentirsi inadeguati
    I caregiver possono sentire di non fare abbastanza, di non essere presenti quanto vorrebbero o di non fornire l’assistenza migliore possibile. Questo può portare a un costante senso di inadeguatezza.
  2. Desiderare più tempo per sé
    Anche se è normale desiderare del tempo per sé stessi, i caregiver spesso si sentono in colpa quando provano il desiderio di staccarsi dalla cura dei genitori, interpretando questo bisogno come egoismo.
  3. Sentimenti negativi verso il genitore
    Provare rabbia, frustrazione o risentimento nei confronti del genitore malato può generare un forte senso di colpa, soprattutto quando queste emozioni sono in conflitto con il desiderio di essere un buon figlio o figlia.
  4. Affidarsi ad altri
    Delegare parte delle responsabilità di cura ad altri, come ad esempio a professionisti o altri membri della famiglia, può far sentire il caregiver in colpa, come se stesse “scaricando” un compito che è sua responsabilità.
  5. Difficoltà nel vedere il genitore peggiorare
    Molti caregiver si sentono impotenti di fronte al deterioramento fisico o cognitivo del genitore, e questo può portare a un senso di colpa per non poter fare di più per alleviare la sofferenza.

L’approccio della TCC per i caregiver

La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è particolarmente utile per aiutare i caregiver a gestire le difficoltà emotive e i sensi di colpa. La TCC si concentra sulla modifica dei pensieri disfunzionali e sull’adozione di comportamenti che migliorino il benessere.

1. Identificazione e ristrutturazione dei pensieri negativi

La TCC aiuta i caregiver a identificare i pensieri automatici negativi che alimentano il senso di colpa e lo stress. Spesso questi pensieri sono irrazionali o esagerati, come ad esempio:

  • “Non sto facendo abbastanza per i miei genitori.”
  • “Se mi prendo una pausa, sono una persona egoista.”
  • “Non dovrei mai sentirmi arrabbiato verso mia madre o mio padre.”

Una volta identificati, questi pensieri possono essere ristrutturati in modo più realistico e compassionevole:

  • “Sto facendo del mio meglio con le risorse e il tempo che ho.”
  • “Ho bisogno di prendermi cura di me stesso per poter aiutare meglio i miei genitori.”
  • “È normale provare emozioni negative in una situazione così stressante.”

2. Sviluppo di aspettative realistiche

I caregiver spesso si impongono aspettative irrealistiche su quanto dovrebbero fare. La TCC aiuta a riconoscere che nessuno può essere un caregiver perfetto. Accettare i propri limiti e stabilire obiettivi più realistici può alleviare parte dello stress e del senso di colpa.

3. Gestione dell’ansia e dello stress

La TCC utilizza diverse tecniche per ridurre l’ansia e gestire lo stress legato al caregiving:

  • Tecniche di rilassamento come la respirazione profonda o la meditazione mindfulness possono aiutare a ridurre l’ansia.
  • Gestione del tempo e pianificazione possono aiutare i caregiver a organizzare meglio le loro attività, riducendo il sovraccarico.

4. Migliorare l’autocura e il benessere personale

Uno degli obiettivi centrali della TCC per i caregiver è aiutare a sviluppare abitudini di autocura, poiché molti caregiver trascurano le proprie necessità.
La TCC incoraggia i caregiver a:

  • Prendersi pause regolari senza sentirsi in colpa.
  • Chiedere aiuto quando necessario, sia da altri membri della famiglia che da professionisti esterni.
  • Impegnarsi in attività che portano piacere e relax, come l’esercizio fisico, la lettura o il trascorrere del tempo con gli amici.

5. Gestione delle emozioni difficili

La TCC insegna strategie per gestire emozioni difficili, come rabbia, frustrazione e risentimento. Anziché reprimere queste emozioni, la TCC incoraggia a riconoscerle e a esprimerle in modo sano:

  • Accettare che è normale provare sentimenti ambivalenti verso il caregiving.
  • Parlarne con qualcuno di fiducia o con un terapeuta per elaborare tali emozioni.

6. Aumento della resilienza

La TCC aiuta a sviluppare resilienza, cioè la capacità di affrontare le sfide in modo più positivo e costruttivo. Questo include:

  • Riconoscere i successi: Spesso i caregiver si concentrano su ciò che non va, trascurando gli aspetti positivi del loro ruolo. La TCC aiuta a riconoscere e apprezzare i propri sforzi.
  • Sviluppare gratitudine: Anche in situazioni difficili, coltivare la gratitudine per ciò che funziona può aiutare a mantenere un atteggiamento mentale più equilibrato.

Conclusione

Essere un caregiver dei propri genitori è un’esperienza complessa, carica di sfide pratiche ed emotive, ma anche di sensi di colpa e difficoltà psicologiche. La terapia cognitivo-comportamentale (TCC) offre un approccio concreto per aiutare i caregiver a gestire lo stress, le emozioni negative e i pensieri disfunzionali, promuovendo il benessere personale e un equilibrio tra il prendersi cura degli altri e prendersi cura di sé stessi.

Fonte foto: Nathan Dumlao (@nate_dumlao) | Unsplash Photo Community

Condividi!