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I disturbi alimentari ed una storia a “lieto fine”

I disturbi alimentari ed una storia a “lieto fine”

Giovanna Pietricola è una collega ed una Persona che stimo molto, si occupa (anche) di rieducazione del comportamento alimentare e sviluppo di tecniche per la gestione del peso corporeo, collaborando con molti colleghi ed esperti. Qualche giorno fa Giovanna ha riportato sul blog del suo sito un’intervista/ manifesto che può dare coraggio e forza a tutti coloro che soffrono di Disturbi del comportamento alimentare (DCA) ma anche sensibilizzare l’opinione pubblica sulle disfunzioni del comportamento alimentare che riguardano il cibo e il controllo del peso corporeo e che hanno una significante e spesso preoccupante influenza sull’immagine di sé, danneggiando in modo significativo la salute fisica e l’equilibrio psicologico della persona. Buona consapevole lettura!

Storia di una “Cicciabomba” che ce l’ha fatta!

“Questa è la storia di R., una donna che per anni ha sofferto di Binge Eating Disorder e che oggi vuole portare la sua testimonianza per essere da esempio a chi ancora sta lottando contro i disturbi alimentari. Prima di procedere è doveroso specificare in cosa consistono tali disturbi: I Disturbi della nutrizione e dell’alimentazione, meglio conosciuti come Disturbi del comportamento alimentare (DCA), sono disfunzioni del comportamento alimentare che riguardano il cibo e il controllo del peso corporeo, hanno un’influenza sull’immagine di sé e danneggiano in modo significativo la salute fisica e l’equilibrio psicologico della persona. Spesso si associano a problematiche di tipo socioculturale, familiare, psichico e biologico. Insorgono solitamente in adolescenza ma sono in aumento i casi di bambini e adulti; colpiscono ogni strato sociale, con forte prevalenza nella popolazione femminile. I disturbi dell’alimentazione più diffusi sono l’Anoressia, la Bulimia e il Disturbo da alimentazione incontrollata (Binge Eating Disorder).

Salve R., le andrebbe di condividere la sua storia?

Certamente! Tutto credo sia cominciato in prima elementare quando un bambino mi ha preso il quaderno e me lo ha scarabocchiato scrivendoci sopra “cicciona” e “cicciabomba”, per poi strapparlo e dicendomi in faccia che me lo meritavo perché ero troppo grassa! «Chi? Io? Ma perché mi dice così?», pensai. Così, iniziai a guardarmi intorno, in effetti ero più robusta di mia sorella, nonostante io fossi più piccola d’età, ero più in carne anche della mia compagna di banco e di tutte le altre compagne di classe, ero perfino più robusta dei maschi. A casa nessuno mi aveva mai fatto pesare di essere in sovrappeso, anzi, erano tutti felici perché io, a differenza di mia sorella, mangiavo qualsiasi cosa senza dare troppi problemi. Anzi, il fatto che io mangiassi gratificava molto mia madre, facendola sentire probabilmente una buona madre, ed io che avvertivo il suo senso di soddisfazione nel vedermi mangiare, mangiavo ancora di più per renderla sempre più fiera di me. Crescendo le cose sono peggiorate, mangiavo in eccesso, ero sempre la più grossa di tutti e le prese in giro e i dispetti perfidi dei miei compagni aumentavano. Mi sembra ancora di sentirle quelle voci che elargivano parole di disprezzo e di disgusto nei miei confronti!

Ha mai raccontato a nessuno di quanto le stava accadendo?

No, mai! Perché mi sentivo in colpa, mi vergognavo, in fondo ero in sovrappeso davvero e quindi pensavo di meritarmi quelle umiliazioni! Neppure ai miei genitori sono mai riuscita a raccontare nulla. È così che il cibo ha assunto sempre più un ruolo fondamentale nella mia vita: era il mio peggior nemico, perché mi rendeva così inaccettabile ai miei occhi e, allo stesso tempo, il mio miglior amico, colui che mi dava conforto quando ero triste o quando volevo premiarmi.

Quando sono iniziati i primi sintomi di Binge Eating Disorder?

A 13 anni. Ricordo ancora l’esatto momento in cui arrivò a scuola la comunicazione che saremmo partiti per un viaggio di istruzione a cui avrebbero partecipato anche altre scuole. Ero eccitata all’idea di fare nuove conoscenze ma mi terrorizzava il pensiero che anche loro avrebbero potuto prendermi in giro per le mie forme. In quell’esatto momento decisi che non potevo continuare così, dovevo dimagrire e lo dovevo fare in fretta perché la data della partenza era vicina! Iniziai fin da subito ad eliminare drasticamente tante cose dalla mia alimentazione, soprattutto pane e pasta perché avevo sentito da qualche adulto che i carboidrati facevano ingrassare! Eliminai pian piano a cascata i grassi, le proteine e finii per alimentarmi solo di verdure. Iniziai a perdere i capelli, a non avere le forze, a svenire nella palestra della scuola. Ero perfettamente cosciente del fatto che la mia dieta fai da te non andasse affatto bene però dicevo a me stessa che se questo era il prezzo da pagare per essere accettata ero pronta a pagare! Nel giro di poco più di un mese avevo già perso 10 kg, ero felicissima, non ci stavo nella pelle, finalmente (pensavo) mi avrebbero accettata! La gita andò benissimo, effettivamente nessuno mi prese in giro e feci amicizia con tutti i ragazzi delle altre scuole, mi sentivo finalmente accettata da queste persone e non avevo più quella sensazione di inadeguatezza! Ero convinta che da quel momento in poi tutto sarebbe andato bene e che anche i miei vecchi compagni di scuola mi avrebbero finalmente accettata. Purtroppo, non fu così. Ero dimagrita ma non andavo comunque bene per loro! Così si presentò di nuovo il bisogno di stare meglio, di essere accettata e il cibo tornò ad essere lo stesso caro amico-nemico di sempre: le mie lunghe giornate di restrizione si alternavano a grandi abbuffate in cui avevo bisogno non solo di rifocillare il corpo denutrito ma anche la mente devastata dai continui commenti negativi dei miei pari. Per un breve periodo ero riuscita a cambiare il mio modo di alimentarmi ed ero dimagrita, ma non avevo affrontato i reali motivi che mi spingevano a mangiare ed è così che in poco tempo ripresi tutti i chili persi, anzi ingrassai più di prima (proprio come accade quando si fanno diete lampo, diete fai da te!).

Poi cosa successe?

Mia mamma, preoccupata, mi portò dal nutrizionista e io pensai, erroneamente, che quella sarebbe stata la soluzione a tutti i miei problemi: pensavo «lei mi farà dimagrire!». Lo so, è quello che pensano tutti e che tutti si aspettano da un nutrizionista, il problema però è che io pensavo che sarei dimagrita a prescindere, senza impegnarmi troppo. È come se vedevo nel professionista il potere magico di farmi dimagrire, senza mettere in conto che il vero cambiamento doveva partire soltanto da me. Iniziai così una lunga serie di diete in cui si alternavano momenti in cui perdevo peso a momenti in cui lo riprendevo; cambiai tanti professionisti ogni volta pensando che quello successivo sarebbe stato “meglio” del precedente, senza rendermi conto che la responsabilità dei miei insuccessi non poteva essere del professionista ma dipendeva solo da me e dalla mia scarsa motivazione a seguire un regime alimentare corretto. Ripensandoci ora forse non ero pronta, in fondo il cibo mi aveva sempre consolato nei momenti difficili e mi aveva gratificato nei momenti belli e fare la dieta significava per me non solo rinunciare al cibo ma anche rinunciare a ciò che più mi gratificava e consolava in quei momenti!

Che impatto ha avuto il disturbo sulla sua vita personale?

Devastante direi. Negli anni il mio peso ha assunto una centralità tale nella mia vita che io mi identificavo con il numero che vedevo sulla bilancia: più alto era il peso e più basso era il valore che mi attribuivo. Questo ha inciso inevitabilmente su tutti i rapporti sociali e sulle scelte di vita che ho fatto. Per citare alcuni esempi io avevo timore di parlare in presenza di ragazzi, non andavo al mare con gli amici per la vergogna di mettermi in costume, indossavo solo indumenti neri e d’estate non mettevo mai magliette che scoprissero le braccia, anche quando la temperatura raggiungeva i 30°! Perfino le mie relazioni amorose ne sono state influenzate: non mi sentivo mai all’altezza e tendevo a farmi scegliere e ad accontentarmi di chi mi sceglieva, perché pensavo che fosse già un miracolo il fatto stesso di piacere a qualcuno, non potevo “permettermi il lusso” di scegliere io chi amare!

Come è riuscita poi a risolvere una volta per tutte la sua difficoltà?

Fortunatamente un giorno, per caso, mi imbattei su una locandina di una Psicologa Alimentare che proponeva un Percorso di Rieducazione del Comportamento Alimentare. Non sapevo minimamente di cosa si trattasse però dissi a me stessa «ho provato di tutto, provo anche questa!». E fu proprio così… iniziai il percorso un po’ scettica e un po’ curiosa di scoprire cosa si celasse dietro la mia voglia irrefrenabile di mangiare, perché poi io la fame la provavo davvero! Iniziai con lo scrivere il Diario Alimentare e mi resi conto fin da subito di cosa mangiavo giornalmente, di cosa stavo facendo mentre mangiavo, ma soprattutto di cosa pensavo e come mi sentivo mentre mangiavo. Questo per me fu una rivelazione: vidi per la prima volta scritto nero su bianco cosa si celasse sotto il mio modo di mangiare! La dottoressa poi mi diete pian piano tutti gli strumenti per imparare da sola a gestire le varie occasioni in cui io ero spinta a mangiare più del dovuto e così pian piano iniziai a dimagrire naturalmente. Non mi sembrava vero! Avevo cercato per una vita la dieta miracolosa e ora invece stavo dimagrendo naturalmente “semplicemente” imparando ad appagarmi e consolarmi utilizzando strategie alternative che non avevano nulla a che vedere con il cibo! Imparai a mangiare per necessità fisiologica e non per soddisfare i miei bisogni emotivi e mi sentivo finalmente sulla strada giusta! Poi la psicologa mi spiegò che essendo il nostro corpo una macchina perfetta, fatta non solo di testa ma anche di corpo, se volevo affrontare una perdita di peso importante come la mia avrei dovuto fare sport e seguire un’alimentazione corretta per il mio nuovo stile di vita. Fu così che iniziai ad allenarmi in palestra e mi sentii finalmente pronta di contattare un nuovo nutrizionista, questa volta era diverso: ero pronta ad assumermi la responsabilità del mio dimagrimento ed ero consapevole che il professionista non era lì per fare miracoli ma per fornirmi gli strumenti giusti per arrivare al mio obiettivo di dimagrimento. Persi finalmente peso e non lo recuperai più!

Quale messaggio si sentirebbe di inviare a chi oggi si trova nella sua stessa situazione?

Mi sentirei di dire che il fatto che io sia riuscita a non recuperare più i chili persi non vuol dire che io non abbia più mangiato un dolcetto o un cibo calorico, anzi! O che io non abbia più bisogno di consolarmi o gratificarmi! Semplicemente ho imparato a dare al cibo la giusta importanza e a capire che ci sono milioni di altri modi alternativi di gratificarmi e consolarmi e finalmente ora mi sento davvero libera di accettarmi e di apprezzarmi così come sono!”.

Per ulteriori informazioni: Psicologa alimentare ed esperta DSA Roma| Giovanna Pietricola

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