
Due madri. Psicologia di un’attesa che allarga il cuore
Ci sono attese che non si lasciano raccontare facilmente.
Ci sono gravidanze che non abitano solo un corpo, ma due cuori, una casa, una complicità.
In questi giorni, due donne a me molto care stanno aspettando la loro seconda figlia, si chiamerà (si chiama già) come il titolo di un libro che amo molto.
Non due madri ciascuna della propria, ma due madri della stessa figlia, come già lo sono della prima.
E questa attesa, che sembrerebbe già conosciuta, è invece tutta nuova.
Non c’è ripetizione, non c’è déjà-vu.
C’è un altro inizio. Un’altra nascita. E non parlo solo della bambina.
La psicologia perinatale spesso ci ricorda che ogni figlia costringe la psiche a riorganizzarsi.
Ma quando a portare l’attesa sono due madri insieme, la trasformazione ha qualcosa di radicale.
Una delle due è il corpo gravido, l’altra è il corpo presente.
Eppure nessuna delle due è fuori dall’attesa.
L’attesa è vissuta in due: come un respiro che passa da un petto all’altro, senza fine.
Chi guarda con occhi liberi, vede: la maternità si fa, non si possiede.
Cosa sentono due madri in merito alla seconda figlia?
Cosa succede quando l’amore deve allargarsi ancora, e lasciare spazio al nuovo senza togliere nulla al già amato?
La psicologia non ha risposte semplici, e meno male.
Ci insegna però che ogni nuova gravidanza riattiva l’inconscio, come se la mente si rimettesse a scavare vecchie stanze, a rispolverare emozioni.
Riemergono paure antiche:
Saremo capaci di amarle entrambe? Di proteggerle? Di reggere?
E insieme, fiorisce il desiderio.
Di rivedere quella meraviglia crescere, di ascoltare una nuova voce, di imparare ancora, con un’altra creatura tra le braccia.
E poi c’è una nostalgia che non si dice:
quella per l’esclusività perduta, per la prima figlia che adesso dovrà dividere — lei, e loro.
Ma è una nostalgia sana, che prepara alla moltiplicazione dell’amore.
Perché l’amore vero non si divide, si moltiplica.
E questo due madri lo sanno, anche quando tremano.
Nel mio lavoro, vedo spesso quanto pesi il bisogno di essere riconosciuti.
E per le coppie omogenitoriali, questo bisogno a volte si fa ferita, perché la società è ancora lenta, confusa, timorosa.
Quando nascerà, questa seconda figlia, troverà una sorella ad attenderla.
E nel legame tra loro, ci sarà anche il riflesso delle due madri che le hanno cresciute.
Una danza a quattro voci, dove l’amore non sarà mai silenzioso.
Sarà gioco, conflitto, abbraccio, crescita.
Sarà la più bella fatica del mondo.
Le figlie ci guardano, ci ascoltano anche quando non parliamo.
Assorbono ciò che non diciamo, ciò che viviamo.
E queste due bambine cresceranno sapendo che l’amore ha molte forme, ma sempre una sola verità: quella della cura.
A voi due, che aspettate.
Che già siete madri, ma state per diventarlo ancora.
A voi che vivete questo miracolo con la grazia di chi sa che ogni giorno è un inizio.
Voglio dire: la vostra attesa è già maternità.
La vostra presenza è già rifugio.
Questa figlia nascerà in un mondo imperfetto, ma dentro un amore rotondo.
Avrà due madri.
Due madri vere. Completamente. Intensamente. Umanamente.
E io, nel mio piccolo, mi inchino a questa attesa.
Perché è bella, coraggiosa, necessaria.
E perché parla di un futuro che — già adesso — profuma di casa.